E' pronta ad esplodere la Primavera dell'arte - Natoconlavaligia

Ultimo aggiornamento 17/04/2021
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E' pronta ad esplodere la Primavera dell'arte.

Dopo il doppio stop per l'arte e i siti della cultura, seguito pandemia, in Primavera le città riaccendono il mondo dell'arte - Il 26 febbraio, Parma apre la nuova stagione dei grandi eventi - Poi un marzo ricchissimo di originali proposte.




Nel  mondo dell’arte c’è molta voglia di ripartire. Così musei, fondazioni,  sedi espositive programmano l’apertura di nuove mostre, pur sapendo che  nuove chiusure possono essere dietro l’angolo ma, proprio per questo,  rifiutando di farsi dominare dalla paura.

Ad aprire la fitta serie di aperture di mostre da troppo tempo rinviate e di altre di nuova programmazione, è la Nuova Pilotta di Parma. Qui il direttore Simone Verde ha scelto di aprire la pubblico il prossimo 26 febbraio “L’Ottocento e il mito di Correggio”.
Intorno  ai quattro capolavori del Correggio – La Madonna con la scodella e la  Madonna di San Girolamo più le due tele provenienti dalla Cappella del  Bono – che con il Secondo Trattato di Parigi nel 1815 vennero restituiti  a Parma dal Louvre, la mostra presenta anche il meglio della produzione  ottocentesca del Ducato, nell’epoca in cui questo Correggio  “secolarizzato” diventa l’eroe della pittura nazionale parmigiana negli  antichi saloni dell’Accademia. Qui, grazie all’azione di Paolo Toschi e  alla volontà di Maria Luigia, una generazione di artisti si confronta,  vis a vis, con Correggio, traendone suggestioni che traguardano nelle  loro originali opere, per la prima volta svelate al grande pubblico.

La serie delle grandi mostre per il Settimo Centenario Dantesco è aperta dai Musei Civici di Verona, che dal 6 marzo al 3 ottobre, nella sede di Castelvecchio propongono “Michael Mazur. L’Inferno”.
 Mazur,  incisore statunitense tra i maggiori del Novecento, illustra il viaggio  di Dante con sconvolgente forza. La sua è una interpretazione  "agghiacciante ed indelebile”, decisamente originale, e certamente  intimamente sentita. Il percorso all’interno dei gironi infernali è  condotto dall’incisore: “l’artista, come nostro Virgilio, vede ciò che  Dante ha "visto", egli annota. Ad emergere da questa esperienza è un  audace confronto tra il grande interprete contemporaneo e l’immaginario  medievale.

Completamente diverso il racconto di “Quando Gigli, Pavarotti e la Callas..I Teatri Storici del Polesine”, mostra proposta da Fondazione Cariparo dal 13 marzo al 27 giugno in Palazzo Roncale, a Rovigo.
Il  Polesine fu terra di teatri. Tra Otto e Novecento, ne erano attivi  almeno una cinquantina, tutti o quasi dedicati alla musica e al bel  canto. Numero stupefacente se si tiene conto di com’erano questi  territori al tempo. Per realizzarli e tenerli in attività molti  cittadini si autotassavano. Poi difficoltà finanziarie, l’avvento del  cinema segnò la loro decadenza. In anni recenti, la rinascita, con il  restauro e la ripresa di attività. Nelle stagioni del passato, i pochi  denari e la molta competenza hanno spinto i gestori a puntare su  cantanti giovani ma di cui intuivano le potenzialità: qui debuttò  Beniamino Gigli, qui cantò, appena trentenne, Luciano Pavarotti, e poi  Antonio Cotogni, Maria Callas, Renata Tebaldi, Giulietta Simionato...  Senza dimenticare Katia Ricciarelli, figlia di queste terre.

A Torino, Camera – Centro Italiano per la Fotografia risponde con una  doppietta: “Camera doppia. Horst P. Horst e Lisette Model” e, in parallelo, a Camera project room, “Roberto Gabetti fotografo”.
Horst  P. Horst e Lisette Model: genio della fotografia di moda lui, ironica e  dissacrante street photographer lei, punti di riferimento nello  sviluppo del proprio specifico genere fotografico ed ispiratori di  intere generazioni. Il loro atteggiamento nei confronti dei soggetti  ritratti è totalmente opposto: se per l’autore tedesco le proprie  modelle rappresentano un’eleganza senza tempo, dai richiami classici e  dalla bellezza statuaria, i soggetti ritratti dall’austriaca diventano  caricature di sé stessi, emblema di una società goffa e decadente.
E,  appunto, in parallelo alla mostra su Horst e Lisette Model, CAMERA  ospita nella project room dal 24 marzo al 4 luglio, un centinaio di  fotografie scattate dal celebre architetto Roberto Gabetti (Torino,  1925-2000). La mostra, curata da Sisto Giriodi, ripercorre momenti della  vita privata e professionale di Roberto Gabetti (a venti anni dalla sua  scomparsa): viaggi in Italia e all’estero sulle orme dei maestri  dell’architettura, scatti degli edifici da lui stesso realizzati a  Torino (Borsa Valori, La Bottega di Erasmo) e ancora modellini e  progetti che esprimono il gusto per la linea, la forma, il dettaglio,  l’armonia, i curiosi accostamenti.

Dal 29 marzo al 20 giugno, il Museo Nivola ad Orani (Nuoro) propone “Peter Halley”,  figura chiave del Neo Concettualismo americano affermatosi negli anni  Ottanta, realizza al Nivola un progetto site-specific diretto a  trasformare lo spazio espositivo del museo, un antico lavatoio pubblico  dalle forme e proporzioni simili ad una chiesa. Halley riveste  interamente l’ambiente con le sue composizioni digitali, creando  un’esplosione di colore fluo che investe il visitatore, producendo un  forte contrasto con il candore abbagliante del cortile e degli edifici  del museo.
Dallo stesso 27 marzo ma sino al 4 luglio, la Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo mette in scena “Modigliani. Opere dal Musée de Grenoble
L’esposizione,  grazie alla collaborazione col Musée de Grenoble, di sei opere – tutti  ritratti - di Modigliani, fra pittura e disegno, consente di analizzare  il rapporto fra grafica e pittura e di cogliere i principali riferimenti  culturali nel suo lavoro di ritrattista. Vengono esposti il dipinto  “Femme au col blanc”, olio su tela del 1917, raffigurante Lunia  Czechowska, moglie dell'amico d’infanzia di Léopold Zborowski, mercante  d'arte e mecenate di Modigliani, e cinque ritratti a matita di  personaggi della capitale francese degli anni Dieci, dove egli fu al  centro della scena artistica, al tempo all’avanguardia internazionale.

Evento doppio, anzi triplo, a Treviso. Dove dal 28 marzo apre al pubblico l’attesa nuova sede del Museo Nazionale della Collezione Salce,  nell’ex Chiesa di Santa Margherita e nella medesima sede ma anche al  Complesso di San Gaetano e al  Museo Civico di Santa Caterina, apre la  grandiosa mostra omaggio a Roberto Casaro, l’ultimo dei cartellonisti del cinema internazionale. Da Sergio Leone ad Amadeus, all’Ultimo Imperatore,  Casaro ha “firmato” i manifesti per molti dei capolavori del cinema, da  Cinecittà a Hollywood, riuscendo a trasporre l’anima di un film in un  manifesto. Non utilizzando l’immagine fotografica di un personaggio o di  una scena ma disegnandola. Il tutto mentre il film era ancora in  lavorazione, potendo solo contare su qualche fotografia di scena e su un  formidabile intuito comunicativo. Una selezione di sue 300 opere (ma  egli si è occupato di un migliaio di film) è esposta, appunto. al nuovo  Museo Salce a Santa Margherita, alla sezione del San Gaetano e ai Musei  Civici di Santa Caterina.
L’occasione per questa grande mostra è, come si diceva, offerta dall’apertura da parte del  Mibact del nuovo Museo Nazionale Collezione Salce nell’ex  Chiesa di Santa Margherita. Per oltre mezzo millennio questa chiesa è  stata uno scrigno di d’arte. Poi due secoli di totale abbandono. E  adesso la rinascita come uno dei più interessanti nuovi musei italiani.  Al suo interno, in un colossale parallelepipedo tecnologico sono  conservati i quasi 50 mila manifesti della Collezione Salce, una delle  più importati al mondo. Tutto intorno, uno spazio immersivo che grazie  alle nuove tecnologie consente di rivivere l’edificio come quando vi si  ammiravano gli affreschi di Tommasi da Modena, di immergersi nel  rutilare di colori e le lettere che compongono i manifesti, mentre i non  vedenti possono interagire con affiches tridimensionalizzate. Tutto  questo intorno ad un ampio spazio espositivo.

Chiude il mese di marzo  e apre quello di aprile (il 31 marzo è in programma la vernice per la  stampa, mentre il primo aprile apre al pubblico)  “Vedere la Musica. L’arte dal Simbolismo alle avanguardie”, che si potrà ammirare al Roverella, a Rovigo sino al 4 luglio.
 È  il racconto di relazioni, intrecci e corrispondenze tra l’elemento  musicale e le arti visive. A partire dall’affermazione, alla fine del  XIX secolo, in tutta Europa, di un filone pittorico ispirato alle opere  di Richard Wagner. Nel 1902 la Secessione di Vienna dedica una mostra a  Ludwig van Beethoven. Con l’arrivo delle avanguardie, poi, soprattutto  dagli anni Dieci del Novecento, i suoni di Johann Sebastian Bach  diventano modello e paradigma per la pittura di Vasilij Kandinskij, Paul  Klee, Frantisek Kupka, Félix Del Marle, Augusto Giacometti e molti  altri. E via via, passando per il Cubismo, il Futurismo, il  Neoplasticismo, fino al Dada e al Surrealismo, la musica si conferma un  riferimento assoluto, divenendo centrale in Kandinskij e Klee, non meno  che per altri protagonisti delle avanguardie europee. Esempi emblematici  di questa “fusione delle arti” creano una mostra-spettacolo di assoluto  fascino.
Aprile e maggio si presentano ancora più ricchi di  proposte, non meno originali e stimolanti. Che saranno oggetto di una  ulteriore comunicazione.

  20/02/2021
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